Laboratorio LE FINESTRE

Prima parte
  • Le partecipanti ricevono una fotocopia in bianco e nero della "Ragazza alla finestra" di Salvator Dalì con la richiesta di colorarla; mentre si colora con i pastelli, si chiacchiera del più e del meno.
  • Quindi leggiamo il testo della poesia di Hikmet.
  • Poi ciascuna sceglie le frasi o le parole che più la colpiscono e le evidenzia: sono le frasi e le parole sporgenti.
  • Ne ascoltiamo la lettura e ci soffermiamo su decifrazione, pronuncia, intonazione e prosodia. A volte ripetiamo la parola in tanti modi diversi.
  • Ritagliamo le parole e le frasi scelte e insieme componiamo un nuovo testo che leggiamo e commentiamo insieme.

LE FINESTRE
testo collettivo con le parole e le frasi che ciascuna ha scelto  
Non so se era l'alba
o la sera
forse mezzanotte
non so.
Tutte le finestre della mia vita
sono rientrate alla mia stanza
con tendine e senza tendine
mi piacciono le tendine di cotone
ma ce n'erano anche di tulle
e stoini neri
li tiravo e li lasciavo

e li tiravo di nuovo
qualcuno non è più sceso
qualcuno non è più salito
e finestre con i vetri rotti
mi son ferito a una mano
e qualcuna senza vetri.
Le finestre senza vetri mi commuovono
come gli occhiali senza lenti.

Le finestre.
La pioggia faceva colare sui vetri
i suoi capelli rossigni, lunghi e tristi.
Con la sigaretta incollata al labbro
io dentro di me canticchiavo.
Mi piace la voce della pioggia
più che la mia.

Le finestre.
Al quinto piano nel vuoto assolato che le circonda
un mare
un mare in pietra blu da anello.
L'ho messo dolcemente al mignolo
e l'ho baciato tre volte piangendo
e tre volte l'ho portato alla fronte.

testo collettivo 
























Le finestre.
Son sceso dal letto avvolto in coperte dai lunghi peli.
Ho messo il mio naso di fanciullo sul vetro appannato.
La stanza era calda
e c'era l'odore di mia madre giovane.
Fuori nevicava
e io avevo il morbillo.

Le finestre.
Non so se era l'alba
forse mezzanotte
non so.
Le stelle erano nella mia stanza
e come le farfalle di notte
battevano sui vetri.
Attento a non toccarle
vi ho aperto, finestre,
e ho lasciato andare le stelle alla notte
alla notte chiara senza confini e libera
dove passavano le lune artificiali.


Le finestre.
I lupi sono sotto la luna
malati di fame
i lupi sono davanti alla mia finestra.
Anche se chiudo le tende pesanti di velluto
so che i lupi sono là
e mi guardano.


Le finestre.
All'alba mi allontano sulla strada deserta.
Le finestre mi guardano alle spalle.
Soltanto esse sanno che non ritornerò la sera.

Le finestre.
Sono caduto da una finestra guardando una bella.
La gente ride di me.
La bella non si è neanche voltata per guardarmi.
Forse non se n'era nemmeno accorta.


Le finestre.
Le finestre.
Le finestre di quaranta case
son rientrate alla mia stanza.
Mi sono seduto su una di esse
e ho dondolato i piedi alle nuvole.
Potevo dire
forse io sono felice.

Nazim Hikmet nel 1963 muore d'infarto a Mosca.

Seconda parte

Dedichiamo tempo a ritagliare e incollare l'immagine colorata sul leporello, dove raccogliamo  i materiali di lavoro.

Dall'oralità alla scrittura.  Al centro del tavolo c'è un'immagine. E' la ragazza alla finestra dipinta da Salvatori Dalì. La descriviamo, ne coloriamo una copia in bianco e nero e nel frattempo condividiamo i pensieri suscitati dalla foto, immedesimandoci nell'immagine della ragazza.

- "Sono io, no... ero io prima [della prigionia, ndr] e  mi piaceva vedere il mare, ma non lo guardavo da casa perché era lontano...il mare tranquillizza e riposa i pensieri"                        - "Fumare alla finestra, guardare fuori, e non pensare a                niente... mi piace e lo faccio anche qui. Il tempo non passa         mai"
-"A volte però guardi dalla finestra, ma a un certo punto non stai guardando proprio niente... mi perdo  nel vuoto e in testa vengono  da soli, pensieri che nemmeno so dire, succede anche qui certe volte"
- "A me vengono pensieri brutti, come quando aspettavo alla finestra che tornavi a casa"
- "Non so se mi piace il mare..."
- "Per me il mare è la paura di nuotare ... ho avuto tanta paura una volta"
- Lei allora guarda e basta o sta pensando qualcosa? e come sta?
-Perché si vede sempre lo stesso azzurro per il mare, il cielo e il suo vestito, le tende... che vuole dire ?
- "Sta bene, lei sente il caldo del sole ed è contenta e le piace il colore del cielo e del mare, e per questo si veste di celeste"
- E' circondata di azzurro ma dentro la casa è scuro... con le tende aperte entra la luce, se no era buio"
- "A casa mia non ci sono le tende, perché non abbiamo nessuno di fronte e davanti a casa e non servono. Quando è buio chiudo la serranda, a casa lo faceva sempre mio padre prima di cena chiudeva le finestre e guardava fuori se pioveva o era sereno, se era freddo. D'estate lasciavamo tutto aperto"
- "Il cielo, la terra e il mare che si vedono da questa finestra sono calmi e fermi. Un momento di   pace e tranquillità"
- " Lei sta incantata, è così bella anche se qui non si vede...ma non c'è mai nessuno con lei e nemmeno fuori. Lei sta sempre da sola e non esce mai"
- "Perché è triste...... lui se ne è andato"
- "Oppure  pensa a sé stessa, perché non sa che fare"

Nascono così inizi di storie possibili e nei prossimi giorni scriveremo forse una storia tutte insieme.


Commenti

  1. Molto interessante il lavoro; grande attenzione alle singole persone e alle diverse sensibilità; arte pittorica e linguaggio poetico si incontrano in una sintesi che coinvolge chi osserva il processo. La cooperazione ha sempre una marcia in più! Buon lavoro e grazie

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